Editoriale n. 268 gennaio - febbraio 2010  
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Leonessa e il suo Santo
gennaio - febbraio 2010


Potenziale di ripresa
di Anavio Pendenza

Sui nostri giornali leggiamo che ci sono segnali di ripresa nel nostro Paese.
Rimane tuttavia evidente la crisi a livello di consumi, l'alto tasso di disoccupazione e il ricorso alla cassa-integrazione o alla mobilità.

Offrono segnali di ripresa quelle aziende che hanno puntato su quello che il mercato richiede, che sono uscite dai confini territoriali e nazionali, che puntano sul marchio e sul marketing, che usufruiscono delle competenze di una manodopera specializzata, che hanno snellito la rete di distribuzione attraverso consegne rapide e precise.

Queste e altre risposte efficaci alla crisi sono sotto i riflettori di altre aziende piccole e grandi per scegliere tutto ciò che può essere imitato, nello stesso tempo cercano di spazzare via i freni del rinnovamento aziendale.



Se il Prodotto Intero Lordo (PIL), ossia quanto la Nazione produce, può allarmare, molti economisti, tuttavia, ci rassicurano perché grazie alla crisi andremo verso un'economia più reale dove il lavoro, la produzione e le aziende riacquisteranno quel valore che in questi ultimi decenni avevano perso nei confronti di una finanza spregiudicata.

Alla luce di questa breve analisi dell'economia nazionale, la popolazione di Leonessa non si è fatta prendere dal pessimismo. Continua ad avere fiducia nel futuro e cerca di recuperare i valori esistenziali smarriti, come dare senso alla vita, al lavoro, alla casa, alla famiglia, alle amicizie, alle tradizioni; non pochi, infatti, si illudevano di raggiungere il benessere e la felicità attraverso il consumismo sfrenato.

Noi non valiamo per quello che possediamo ma per quello che siamo, la corsa all'acquisto non porta nessun genere di appagamento personale.

Come diceva Agostino: "Il nostro cuore è inquieto, finché non riposa in Dio".

Vivere usando con saggezza i beni messi a nostra disposizione, ma mai considerandoli fine a se stessi. Vivere liberi dai condizionamenti delle cose. Rinunciare al superfluo non per la crisi economica ma per scelta libera. Scegliere la sobrietà come atto di giustizia, come un grande valore che orienta la propria vita a far dono dei beni a chi è nel bisogno.

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